venerdì 18 dicembre 2009

Capitalismo e millenarismo: Sugli obiettivi ONU per il Millennio


di Santiago ALBA RICO. Tradotto da Mario Sei
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Originale. Capitalismo y Milenarismo

 



Testo del catalogo della mostra Deseos, promesas, realidades. Ocho objetivos para el desarrollo (Desideri, promesse, realtà. Otto obiettivi per lo sviluppo). MUVIM, Valencia, dal 15 ottobre 2009 a 7 febbraio 2010.






Nella Bibbia il profeta Isaia (11, 6-8 e 25, 8) annunciava un tempo in cui "abiterà il lupo insieme all'agnello e la tigre si sdraierà insieme alla gazzella" e in cui "Nostro Signore asciugherà le lacrime da tutti i volti, e cancellerà dalla faccia della terra la sofferenza del suo popolo". Nei primi secoli del Cristianesimo, Papia, Ireneo e Lattanzio anticipavano un'epoca "in cui le vigne cresceranno e ognuna di esse avrà mille ceppi, e in ogni ceppo ci saranno diecimila rami e ogni ramo avrà diecimila viticci e ogni viticcio diecimila grappoli e ogni grappolo avrà diecimila acini e da ogni acino si otterranno venticinque misure di vino; e la stessa cosa succederà con i frutti e tutti gli altri semi". Giustino aggiungeva poi che in questa Gerusalemme futura "non si ascolteranno più né gemiti né lamenti; non ci saranno neonati prematuri, né anziani che non completino il loro ciclo [...] Si costruiranno case e ognuno di noi ne avrà una per viverci; si pianteranno vigneti e tutti mangeremo dei loro frutti". Queste utopie religiose di abbondanza materiale sono conosciute con il nome di "millenarismo" perché credevano nell'avvento in terra, dopo il ritorno di Cristo, in un millennio di pace e benessere per tutto il genere umano. Da Montano  a Müntzer, da Gioacchino da Fiore a Jan de Leyden, dai taboristi agli anabattisti, la storia d'Europa è stata attraversata, o comunque punteggiata, da un tenace filone millenarista, un po' ribelle e sognatore allo stesso tempo, che voleva sovvertire la logica dei tempi, la logica che è poi sempre quella dei potenti, per imporre quella della giustizia, reclamata dai poveri, gli umiliati, i sottomessi.
Nella Germania del XVI secolo, i contadini accolsero la riforma luterana non solo per la libera interpretazione della Bibbia, ma anche per la libera disposizione dei beni di questo mondo. La fame di pane, di terra e di felicità scatenٍ, contro i principi tedeschi, contadini e operai urbani nelle cui orecchie – racconta Ernest Bloch – "risuonava il fragore della rivoluzione mondiale", il rumore fantastico di un sollevamento mondiale, dalla Spagna alla Turchia. Capeggiati da Thomas  Müntzer, fiduciosi nell'avvento di Cristo, i contadini ribelli, e i loro predicatori comunisti, furono vinti nel 1525 e poi perseguitati, cacciati, torturati e assassinati in tutta Europa, colpevoli, come denunciava Lutero di "voler invertire l'ordine delle cose e realizzare in terra ciٍ che poi deve seguire in cielo".
Il millenarismo dei contadini tedeschi credeva nell'avvento di un nuovo ordine sociale ugualitario in cui la guerra fosse definitivamente abolita in quanto mezzo per risolvere le differenze tra i popoli, in cui le infermità e le epidemie fossero vinte e dimenticate per sempre, in cui tutti gli esseri umani vivessero del proprio lavoro e in cui la giustizia – per uomini e donne – governasse sulla terra senza differenze. Tutto questo sembra familiare? Sono appunto i famosi Obiettivi del Millennio stabiliti nel 2000 dalle Nazioni Unite per un mondo che, come quello del XVI secolo, resta colpito dalla fame, le malattie, la disuguaglianza e la guerra.
Il millenarismo europeo aveva fissato date molto precise, sempre rinviate e smentite, per questo mutamento generale. Hans Hut aveva previsto l'inizio del Millennio per il periodo di Pentecoste dell'anno 1528; Melchor Hoffman lo aspettava per l'anno 1533 e Miguel Servet, che aveva sommato il numero apocalittico del 1260 con l'anno 325, data del Concilio di Nicea, lo aveva annunciato per l'anno 1585.  Le Nazioni Unite hanno invece fissato nel 2015 l'anno per la realizzazione degli obiettivi del Millennio.  Hans Hut,  Melchor Hoffman e  Miguel Servet morirono martirizzati senza vedere realizzate le loro previsioni, cosى come migliaia, centinaia di migliaia di persone moriranno nel 2016 – secondo tutte le statistiche – senza vedere realizzato il compromesso dell'ONU.
Il millenarismo europeo,  che in qualche modo sublimava il sogno profondo e ancestrale di una età dell'abbondanza e dell'uguaglianza in una visione religiosa, immaginava una salvazione che era al contempo globale, imminente, terrena e collettiva. Condizione e effetto per la realizzazione del Millennio del Benessere erano la coordinazione degli sforzi e il consenso fraterno tra gli uomini. Ma fu in realtà il consenso dei potenti – principi, papi e imperatori, senza distinzione sulla loro convinzione teologica – quello che si realizzٍ e che in Turingia riuscى a sconfiggere le forze disorganizzate dei coraggiosi sognatori millenaristi. Anche per il Millennio dell'ONU la coordinazione e la collaborazione  sono la condizione e l'effetto della sua realizzazione. E' infatti quello che si legge nell'Obiettivo 8, il quale invoca – o meglio supplica- un "consenso dei potenti". Si annunciano gli obiettivi e poi si stabilisce, insieme ad essi, anche l'impossibilità di realizzarli: l'aiuto delle industrie farmaceutiche, l'appoggio dei mercati finanziari, la cooperazione delle grandi multinazionali delle telecomunicazioni.
Questa assimilazione tra gli obiettivi del Millennio dell'ONU e lo spirito del millenarismo cristiano medioevale e rinascimentale puٍ certo sembrare provocatoria, ma è proprio la differenza tra i due contesti a rendere più  evidente il paradosso della situazione attuale.  Globale, imminente, terrena e collettiva, la salvazione millenarista dei contadini europei poteva solo essere immaginata come "sovrannaturale". La sproporzione esistente all'epoca tra la loro condizione di infelicità e i mezzi per risolverla li obbligava a compiere un salto religioso. Si rendevano infatti conto che le possibilità di un cambio generale della società stavano al di là delle reali forze produttive del tempo: potevano liberarsi dei loro padroni, ma solo un Cristo poteva garantire loro un vaccino contro il morbillo o una fonte inesauribile d'energia, di latte, di pane … Con il capitalismo, invece, l'alimentazione e la salute non dipendono più da un intervento divino. Il capitalismo produce povertà e morte, ma non è questo il suo obiettivo. Il capitalismo produce anche ricchezza, piaceri e rimedi, ma nemmeno questo è il suo  obiettivo. Dato che non puٍ fare differenze e che dispone di forze produttive senza precedenti – comprese le tecnologie mediche e agricole – il capitalismo ha messo a  disposizione del genere umano delle potenzialità che nello stesso tempo non gli permette di usare. La morte per malaria, per morbillo, per rosolia, per fame, sono morti naturali? O non sono invece un atto d'accusa in un mondo che è in grado di curare queste malattie? E che potrebbe, con uno sforzo modesto, alimentare tutti i suoi abitanti? La violenza del capitalismo va vista in rapporto ai suoi mezzi d'emancipazione, cioè con la sua necessità intrinseca di moltiplicare la ricchezza e il benessere e, nello stesso tempo, di reprimere il loro uso; di aumentare i mezzi di salvazione e di proibire il loro utilizzo, e questo si traduce in una "naturalizzazione" della morte e della distruzione: "I poveri", dicono le statistiche, "vivono 30 anni meno dei ricchi". A quale forza silenziosa imputare questa differenza? L'Obiettivo 8 del Millennio, per come è formulato, non rinuncia forse a confrontarsi con questa forza che, pur realizzando i sogni di Isaia e di Giustino, limita il suo godimento, e in modo insostenibile, a una zona ridottissima del pianeta? Non c'è forse maggiore ingenuità "sovrannaturale" nel chiedere l'intervento di Roche, di Monsanto, di Sony, della OMC, dell'FMI, piuttosto che in quello di Cristo?
L'ONU, che in linea di principio è un gran risultato della ragione umana, riesce perٍ solo a formulare i problemi e non a risolverli. E non perché non ottiene un vero consenso, ma perché non è capace di impedire il "consenso dei potenti". La crisi attuale, che si invoca come giustificazione all'inadempimento già annunciato degli Obiettivi del Millennio, ha determinato un  intervento coordinato senza precedenti per rifondare il capitale. Il 14 settembre 2008, il giorno stesso in cui la FAO informava che la fame colpisce ormai circa un miliardo di esseri umani e valutava in 30 miliardi di dollari la cifra necessaria per salvare le loro vite, l'azione congiunta di sei banche centrali (USA, UE, Giappone, Canada, Inghilterra e Svizzera) iniettٍ 180 miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare le banche private. Il "consenso dei potenti", cristallizzato nelle riunioni del G-20 e del G-8, ha continuato su questa linea e ha elargito molti altri fondi per sostenere istituzioni o imprese capitalistiche e ha adottato misure convergenti per procedere allegramente verso l'abisso, senza mai rimettere in questione il modello. Questo significa voler realizzare gli Obiettivi del Millennio? Forse, ma non è comunque ciٍ che preoccupa i potenti, come dimostra lo scarso interesse che suscitٍ, sia nei governi sia nei media, la "Conferenza delle Nazioni Unite sulla crisi finanziaria ed economica mondiale", denominata G-192 e celebrata quasi in incognito a New York lo scorso giugno, solo pochi giorni dopo che i membri del G-8, accompagnati da un'imponente copertura mediatica, si erano riuniti in Italia.
C'è comunque qualcosa d'affascinante e di precursore anche nel "consenso dei potenti": la straordinaria capacità di "pianificazione". Ai tempi di Marx, il capitalismo era solo un'eccezione in alcune regioni del pianeta; se è riuscito a coprire l'intera superficie della terra è stato grazie a un continuo intervento statale, a una costante "pianificazione" che combinava, e combina tuttora, gli espropri delle terre, le azioni armate, le misure protezionistiche, i colpi di stato e gli accordi internazionali. Mai, nella storia, un esperimento economico ha avuto a sua disposizione mezzi cosى potenti e condizioni più favorevoli per dimostrare la sua superiorità. Negli ultimi sessant'anni, la minoranza organizzata che gestisce il capitalismo globale ha avuto l'appoggio incondizionato di tutta una serie di istituzioni internazionali ( FMI, Banca Mondiale, OMC, G-8, G-20 ecc.) che hanno operato in assoluta libertà e applicato, contro deboli resistenze, politiche di liberalizzazione e privatizzazione dell'economia mondiale. Dopo 200 anni di libera esistenza, appoggiato, difeso e sostenuto da tutti i poteri e tutte le istituzioni della terra, il tratto omicida del capitalismo ci ha condotti fino a qui: 1 miliardo di esseri umani stanno morendo di fame e, quel che è peggio, ci ritroviamo praticamente obbligati a soccorrere e aiutare i colpevoli, poiché altrimenti noi stessi rischiamo di finire sotterrati coi più poveri, dopo esserci uccisi l'un con l'altro.
Sembra dunque che pianificare per salvare banche e compagnie d'assicurazione non serve, almeno per quanto riguarda gli Obiettivi del Millennio. E pianificare per salvare vite? Questo non lo abbiamo ancora tentato. Capitalismo e socialismo non si formarono in mondi paralleli d'eguali condizioni, ognuno isolato nel suo laboratorio asettico e puro; il socialismo nacque come reazione al capitalismo storico, e non ha mai fallito perché non ha mai avuto né mezzi né appoggi per mettere alla prova il suo modello. Il poco che si lascia intuire dall'attualità ci offre perٍ qualche speranza: considerando la storia del colonialismo e del sottosviluppo dobbiamo riconoscere che il socialismo ha fatto molto di più per Cuba di quanto il capitalismo non abbia fatto per Haiti o per il Congo. Quando si parla di "socialismo in un solo paese" ci si dimentica che è altrettanto impossibile il "capitalismo in un solo paese", ed è per questo che si è dotato di una fortissima organizzazione internazionale capace di penetrare in ogni luogo e in ogni tipo di relazione. Cosa succederebbe se l'ONU decidesse d'applicare la carta dei Diritti Umani o quella dei Diritti Sociali? Se la FAO la dirigesse un socialista cubano? Se il modello degli scambi commerciali fosse l'ALBA e non l'OMC? Se la Banca del Sud fosse potente come l'FMI? Se tutte le istituzioni internazionali imponessero agli indisciplinati capitalisti dei programmi di riforme strutturali orientate ad aumentare la spesa pubblica, nazionalizzare i servizi di base e proteggere i diritti sociali e del lavoro? Se le Banche Centrali di sei stati potenti intervenissero con forza per garantire i vantaggi del socialismo? Non sarebbe forse questo, realmente, l'Obiettivo 8 per  il Millennio? Possiamo dire che la minoranza organizzata che gestisce il capitalismo non lo permetterebbe, ma non possiamo affermare che non potrebbe funzionare.
La realizzazione dei primi 7 obiettivi per il Millennio dipende dalla realizzazione dell'ottavo, ma per questo non basta,temo, che sia ben formulato. Non sarebbe inutile, in ogni caso, cominciare almeno a far questo.  Il Millenarismo cristiano è oggi, finalmente, materialmente realista. Facciamolo diventare, finalmente, materialmente realtà.






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